Ho deciso di scrivere questo breve articolo per ringraziare il M° Hiroshi Tada per i suoi insegnamenti. Negli ultimi venti anni ho avuto il privilegio di seguire i suoi seminari internazionali in Europa. Il Maestro ha tenuto ogni anno tre seminari internazionali in Italia: in autunno a Roma e Milano, a Pasqua a Roma (aggiungendo negli ultimi anni anche la data di Bologna) e a luglio a La Spezia in Liguria, offrendoci un lavoro di ben due settimane suddivise tra Kinorenma e Aikido. A questi incontri va aggiunto il seminario estivo di una settimana a Saignelégier in Svizzera (proprio la settimana precedente le due in Liguria) a cui negli ultimi anni si era aggiunta un’altra data autunnale a Basilea e la data di Parigi.

Nell’insieme ho potuto godere di circa sei settimane all’anno di pratica con Hiroshi Tada Shihan, IX Dan e allievo diretto del fondatore dell’Aikido Morihei Ueshiba.
Confesso che ho sempre avuto molto chiara la mia condizione di privilegio. Poter dedicare ben tre settimane di seguito alla pratica dell’Aikido nel mese di luglio per oltre 10 anni non è possibile per tutti. Il mio lavoro (smartworking in tempi non sospetti), le mie condizioni familiari, il mio stato di salute, la libertà di spostamento che c’era allora nel mio paese e in Europa, me lo hanno consentito.
Sapevo che si trattava di un privilegio a cui non tutti avevano accesso. Ne parlavamo con i compagni di pratica a Saignelégier, piccolo paese incantato sull’altopiano dello Jura in Svizzera, mentre stanchi ma appagati dopo l’allenamento tornavamo nei nostri alloggiamenti passeggiando tra i campi verdi e il cielo azzurro.

In Svizzera io e altri amici eravamo ospiti di alcune signore del luogo. Claudine e Anne-Françoise in primis, gentilissime ed incredibilmente ospitali, anno dopo anno hanno reso possibile per noi una permanenza che altrimenti sarebbe stata eccessivamente costosa per le nostre tasche. Quando non andavamo da loro ci organizzavamo dormendo in una casa comune con gli altri praticanti di Aikido provenienti da tutto il mondo.
È vero che eravamo privilegiati. È anche vero che certi privilegi si conquistano e la fortuna spesso si costruisce con una serie di piccoli gesti, istante dopo istante, quotidianamente.
Quante volte ho dovuto dire di no ad una vacanza, agli amici, ad un viaggio, ad un lavoro in più o all’incontro con un innamorato solo perché “Non posso, ho Aikido”? Lo spazio liberato in questi anni da dedicare alla pratica è stato qualcosa conquistato a fatica: uscire dal lavoro alle 18.00 invece che alle 20.00, rinunciare a quella cena tra amici, rinunciare a quella vacanza al mare perché coincideva con la settimana di pratica in Svizzera.
Sono scelte. Partendo da una condizione di privilegio, consapevole della mia fortuna, ho esercitato la mia capacità di scelta e così facendo ho messo insieme tanti anni di pratica sotto la guida di un uomo speciale e in compagnia persone che sono diventate amiche e compagne di strada.

Oggi quella condizione di privilegio si è incrinata. È in corso una pandemia e qui in Italia siamo in una delle zone più colpite al mondo. Il Maestro Tada non è venuto a Pasqua e non verrà a luglio a La Spezia per la prima volta in oltre 30 anni. Si spezza un ritmo, le condizioni cambiano.
Era chiaro che il Maestro, dall’alto dei suoi novant’anni, non avrebbe continuato a viaggiare tra il Giappone e l’Europa con la stessa frequenza, ma non avevo mai voluto veramente pensare al momento in cui avrebbe smesso di venire (disclaimer: non è detto che smetta di venire! Il prossimo anno potrebbe essere di nuovo qui!)
In fondo osservavo in me anche una forma di attaccamento, come se il mio procedere nel budō dipendesse largamente dalla mia partecipazione ai suoi seminari. Era una forma di insicurezza, temevo di non essere in grado di far tesoro degli insegnamenti del Maestro, di non essere veramente in grado di riportare nella vita quotidiana le sue indicazioni di pratica, ci è voluto un sovvertimento della normalità per farmi capire che tipo di bagaglio ero riuscita a costruirmi in tutto questo tempo.
Così eccoci all’oggi, alla pandemia, al lockdown con tutto il corollario che questa nuova condizione si porta appresso: incognita del futuro, retoriche di guerra, nemici invisibili, paure e incertezze.

In questo scenario apro il baule dove ho riposto anno dopo anno tutto quello che sono riuscita a ricevere dal Maestro Tada e trovo una vera e propria cassetta degli attrezzi, un tesoro di risorse che ogni giorno mi consentono di attraversare questo tempo senza perdere la via. Dalle respirazioni al giuramento del mattino, dal lavoro con l’immaginazione alla pratica del tachi-zen, dagli ashisabaki al neribo, dalle sequenze di jo agli esercizi con il bokken.
Le parole ripetute centinaia di volte dal Maestro, tanto che nel caldo estivo di La Spezia seduta in seiza ad ascoltare rischiavo spesso di addormentarmi, oggi assumono un valore inaspettato, si rivelano un tesoro incommensurabile che mi accompagna durante tutta la giornata.

La narrazione mediatica di questi giorni mette insieme l’immaginario della malattia a quello della guerra. Secondo i media siamo in guerra contro un nemico invisibile che potrebbe annidarsi tanto dentro di noi che dentro i nostri cari. Ecco che diventiamo deboli, cadiamo preda della paura, i nostri passi diventano incerti, siamo catturati, entriamo in conflitto con noi stessi temendo di essere già affetti dalla malattia. Il M° Tada nel suo opuscolo sul Kinorenma scrive: “Quando lo spirito non riesce a distaccarsi dall’oggetto e rimane in situazione di insicurezza e di rigidità, se tale incertezza si trasferisce dallo spirito al corpo è facile ammalarsi.”

Negli ultimi anni, complice forse la sua veneranda età, Hiroshi Tada Sensei ci ha parlato moltissime volte del giusto atteggiamento da tenere in caso di malattia. Lo stesso da tenersi in un campo da battaglia per chi segue profondamente la via del budō : “Davanti a me mille nemici, dentro di me nessun nemico.” È la via della concentrazione: non lasciarsi catturare dall’oggetto (il nemico, la malattia) ma rifletterlo come la luna si riflette in un lago, realizzare l’unione con l’oggetto, in questo modo possiamo essere liberi e il nostro movimento sarà in armonia con l’energia dell’universo.

“L’Aikido è un budō per l’uomo contemporaneo“, ci ha ripetuto spesso in questi anni il M° Tada. L’Aikido è un’arte marziale tradizionale che affonda le sue radici nella storia del budō. Oggi non dobbiamo armarci ed andare in guerra, quello che impariamo utilizzando jo e bokken è l’unione. Lavorare con le armi ci serve per studiare l’unione con il ki dell’universo e imparare a prenderci cura di noi e dell’altro consapevoli di appartenere ad un’unica famiglia (ne abbiamo parlato con il Maestro Renato Tamburelli durante l’ultimo seminario che ha tenuto presso il nostro dojo).
Il lavoro fatto nell’Aikido per innalzare il livello dell’energia vitale è il primo passo necessario per vivere una vita lunga, larga e profonda. Tutta la pratica, dalle respirazioni ai waza, è organizzata per accrescere l’energia vitale e imparare a gestirla. Insegnamenti che per noi che viviamo oggi nell’emergenza pandemia sono più preziosi che mai.
Non è facile mettere in pratica gli insegnamenti del Maestro Tada, specialmente per chi non ha avuto come me il privilegio di seguirlo così a lungo, ma mi piace ricordare un altro concetto che il Maestro sottolinea: per arrivare a grandi risultati non bisogna voler arrivare subito in cima alla montagna, piuttosto è necessario salire un gradino dopo l’altro, come su una scala a pioli. I gradini li abbiamo, sono l’insieme delle pratiche che facciamo durante la lezione.
Anche dedicare un minuto ogni giorno a ridere davanti allo specchio o a respirare dalla pianta dei piedi fin sopra la testa può aiutarci a non uscire dal cammino “… e se un minuto vi sembra poco, vuol dire che non avete mai amato veramente”.
Chiudo queste riflessioni con le parole con cui in questi anni il Maestro ha aperto le lezioni ai seminari. Con un augurio di buona pratica, anche solitaria, a tutti e tutte!

Giuramento giornaliero
Senza provare rabbia, timore e dolore
Con onestà, benevolenza, piacere
Con forza, coraggio e fede
Oggi adempirò i miei doveri verso la vita
Mai perdero la pace e l’amore
E vivrò come un autentico essere umano.
Tutto questo oggi giuro a me stesso.
Versi del pranayama
Nell’energia di questo grande universo, che è imperscrutabile
e divino
Vi è un vigore che da forza all’energia di noi esseri umani.
Esso risiede ovunque ed ogni luogo riempie.
Con un metodo misterioso detto pranayama
Con gratitudine profonda, dalle viscere fino all’estremita dei 4 arti,
accogliamo tale vigore, finché non ne siamo piu che saziati.
Versi della forza
Io sono la forza. Un cristallo della forza
Dunque nulla può vincermi
Malattia, destino e tutto il resto
La forza sovrasta.
E’ cosi! Un cristallo della potente potente forza io sono